UNA NUOVA VISIONE DEI PROBLEMI SOCIALI E UMANI di Rolando TORO Araneda

UNA  NUOVA  VISIONE  DEI  PROBLEMI  SOCIALI  E  UMANI

di Rolando TORO Araneda

Traduzione: Katia Zuccarello e Marcia Grazziotin

(Conferenza agli allievi della  P U C – Pontificia Università Cattolica della regione di Minas Gerais – Brasile / 1985)

 

Uno dei momenti più felici per me è questo, qui-ora, davanti a tanta gioventù alla ricerca disperata di sè stessi e di una soluzione sociale.

La posizione seduta non è una buona posizione. La posizione è il movimento. Voi, molti di voi, avete sentito parlare di Psicodanza, che è una parte di una disciplina maggiore chiamata Biodanza, sorretta dalle regole della vita. Biodanza si basa sullo studio delle origini più primitive della danza.

Quando avete sentito il titolo di questa conferenza: “Biodanza, una nuova visione dei problemi sociali e umani”, forse siete rimasti sorpresi. Cosa significa questo? – potreste dire  – “in un mondo come il nostro, con fame, genocidio, tortura, con la guerra, con la bomba atomica, un gruppo di gente si mette a danzare?” Potrebbe sembrare una incongruenza, vero? E’ una domanda che sorge naturalmente: “che cosa pensano queste persone? Che con la danza faranno qualche cambiamento?”

Si signori, perché la danza nel suo senso più originale, più profondo, è il movimento della vita. La danza non è balletto, non è uno spettacolo, non si tratta di rappresentare in uno scenario. La danza è un movimento profondo che sorge dal più viscerale dell’uomo, con il ritmo biologico, con il ritmo del cuore, della respirazione; è un movimento vincolato alla specie umana, è un movimento vincolato al cosmo. E’ qualcosa che ci affratella veramente e profondamente, non attraverso una ideologia puramente concettuale, ma ci affratella con tutto ciò che siamo. Possiamo dire: ognuno di voi non è nella “Divina Commedia” di Dante Alighieri, nemmeno nella “Commedia umana” di Balzac; siete nella danza del mondo, di Roger Garaudy.

Quando due innamorati corrono sulla spiaggia, questa è una danza. Quando uomo si mette suo figlio sulle spalle e gioca al cavallo, sta facendo una danza. Quando due amici si incontrano e si abbracciano, stanno danzando la grande danza umana: la Danza Cosmica.

Vedete: perché i cambiamenti abbiano un senso evolutivo, devono avvenire in riferimento ad un centro interiore. Devono essere riferiti ad un principio di gravità, di equilibrio, di nostro vincolo con il centro di gravità della terra. Perché ogni altro cambiamento è esterno non è un cambiamento di fondo. E’ un cambiamento parziale, che a volte può risolvere problemi locali. Ma, se colui che vuole fare cambiamenti sociali non cambia sé stesso, non avrà niente da offrire. Ogni trasformazione di gruppo, ogni trasformazione sociale, nella nostra opinione, deve essere fatta a partire della salute, non a partire dalla nevrosi. Come a dire,  i responsabili della trasformazione, che siete voi, devono avere qualcosa di grande da offrire. Devono avere salute, fraternità, altruismo, erotismo, vitalità, legame con la natura. Non c’è trasformazione politico-sociale a partire dalla nevrosi. Le persone che fanno Biodanza presto sentono una necessità reale, una vocazione che non è semplice contagio studentesco, ma una profonda vocazione, un richiamo a cercare di risolvere i problemi umani nella misura delle proprie scarse forze. Ma i nostri obiettivi sono assolutamente chiari e “irrinunciabili”. Faremo questa trasformazione fin dove riusciremo.

In tutta l’America ci sono gruppi di persone che stanno facendo Biodanza. Stanno entrando in contatto con loro stessi e con le persone che gli vivono accanto, con la gente che li circonda. Non si tratta di mettersi in relazione con una società utopica, non si tratta di mettersi in relazione con l’umanità “in astratto”, ma con la gente concreta di carne ed ossa.

Io, forse, mi esaspero troppo, ma sono un po’ ribelle verso le rivoluzioni che si fanno a partire dalla nevrosi o dalla idealizzazione nevrotica. Io credo molto di più in un rivoluzionario che lavora concretamente con un gruppo di gente, che in quello che si riunisce per pianificare il mondo ed ha imparato a memoria i libri sulla trasformazione sociale. I cambiamenti vengono fatti a livello della gente; non si fanno a livello corticale, si fanno a livello ipotalamico.

Il nostro programma è indurre “vivencias” tramite la danza, il canto, gli esercizi di comunicazione in gruppo. All’inizio le persone hanno il terrore di alcuni esercizi, perché viviamo strutturati nei preconcetti trasmessi dai nostri genitori e essenzialmente trasmessi da un filo di patologia della storia, che ha preteso di separare il corpo dall’anima. Questa malattia della cultura è anteriore a Platone.

Lo sforzo culturale di tutta una civiltà per separare il corpo dell’anima, ha dato come risultato che il  corpo perdesse importanza: il corpo può essere massacrato, il corpo può essere torturato, il corpo può essere sottomesso alla fame, alla miseria…. Possono morire interi popoli con una bomba a neutroni, costruita con la collaborazione di brillanti intelligenze, perché alla fine ciò che conta sono i principi…. è l’anima che conta… Siamo arrivati a una tale situazione, nella nostra civiltà patologica,  a causa di questa dissociazione corpo e anima, a tal punto che l’unica speranza forse sono tutte queste discipline, tutte queste azioni che tendono ad unificare l’uomo, e fare sì che il suo corpo sia l’espressione vera di tutto ciò che lui è, di tutta la sua esistenza.

E’ necessario, quindi, non solo rifiutare i mandati familiari, è necessario anche tagliare il filo della storia. E’ necessario fare una trasformazione, smetterla con i preconcetti che ci imbavagliano, immobilizzandoci per mezzo di una specie di fascismo interiore. Fascismo interiore di uomini e donne di quest’epoca, e che è mantenuto e conservato dalle università, tramite una serie di dottrine, leggi, sette; un fascismo propriamente detto, mantenuto a livello domestico dai pettegolezzi, che sono una forma di controllo sociale. Il fascista, il poliziotto, sono a livello domestico. Abbiamo l’abitudine di protestare contro i fascisti, quando loro sono soltanto una proiezione di ciò che siamo.

Noi ci imbavagliamo e protestiamo contro la censura. Prima dobbiamo togliere i nostri bavagli, per poi protestare contro la censura esterna. Ma il censore è dentro di noi. Dunque il problema è questo: a livello collettivo, questa censura, questa repressione, questa immobilizzazione con catene (che noi stessi ci poniamo) costituiscono un’insieme che dà origine alle grandi strutture di dominio e repressione. Dunque, prima di tutto, dobbiamo liberare noi stessi.

Davvero, mi piacerebbe poter sintetizzare in poche parole i principi teorici della Biodanza, i suoi fondamenti antropologici, sociologici e le concezioni creative che la sostengono.

Il primo obbligo che abbiamo come creatori è di partorire noi stessi. Dare alla luce noi stessi. Nascere un’altra volta. E’ questo che dobbiamo fare per primo. Morire dal corpo rigido, “preconcettuoso”, teso, pieno di malattie psicosomatiche, senza energia, angoscioso, sottomesso allo “stress”. Morire da questo corpo e rinascere in un corpo con più vitalità e soprattutto, con più amore, con più tenerezza (questa parola così screditata: la tenerezza).

Ma ho dovuto invecchiare per rendermi conto che non c’era un altro cammino. Ne ho percorsi molti altri. Adesso, vi offro, con tutto il mio cuore, la possibilità di sperimentare, di lavorare su voi stessi, di lanciarvi in un movimento, di porre ritmo, di porre armonia dentro di voi. Assumere l’amore che ognuno possiede. In questo modo, entro poco tempo, nascerà in voi l’impulso di impegnarvi nella trasformazione sociale.

Io non credo in un rivoluzionario rigido, incapace di giocare con i bambini, che non può fare all’amore, che ha problemi e conflitti terribili. Cosa può offrire alla società lui, così malato quanto quelli che governano ? Potrà offrire qualcosa di meglio di loro, per quella gente miserabile. Colui che pretende di fare cambiamenti deve avere pienezza, essere pieno di vita, di forza, disporre di salute per distribuire generosamente. Da un deficit, da una carenza, non può sorgere il cambiamento. Deve sorgere dalla sovrabbondanza.

Io credo che il Brasile sia il paese del futuro, della speranza, perché qui esiste la parte selvaggia, ipotalamica, emotiva. Voi siete vivi. Io conosco altri paesi, paesi di morti, di gente che non comunica, che domanda solo il prezzo delle cose e a cosa servono, di gente incapace di guardarsi negli occhi. La vita di queste persone non ha senso. Noi, prima di tutto, dobbiamo essere buoni animali.

Domanda1: “Solo una domanda: Lei non crede che sia molto difficile per noi andare contro il sistema tecnocratico? E’ molto potente, secondo me !

Risposta: Per questo si dovrà trasformare anche la tecnocrazia. Questo, per molti, può sembrare un’utopia. Portare ai tecnocrati un principio di vita. A San Francisco, in California, ho fatto Biodanza con un gruppo di fisici nucleari, cibernetici, ingegneri atomici, e subito, mi sono reso conto che anche loro hanno un terreno Umano che può essere riscattato. Se queste persone faranno Biodanza, da loro nasceranno le “punte di lancia” che impediranno l’espansione della bomba a neutroni. Noi, a partire dalla nostra piccola orbita di influenza, possiamo fare poco. Ma tutte le persone devono essere inglobate in una trasformazione.

E’ importante possedere un certo adattamento, ad un livello minimo, per la sopravvivenza, e una capacità di lotta molto grande.

                     (Conferenza fatta dal prof Rolando TORO Araneda agli allievi della  P U C – Pontificia Università Cattolica della regione di Minas Gerais – Brasile / 1985)

Questo articolo è stato pubblicato il martedì, 1 febbraio 2011 alle 09:58 e classificato in Educazione biocentrica. È possibile seguire tutte le repliche a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. I commenti sono attualmente chiusi, ma puoi fare il trackback dal tuo sito.

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