:: Biodanza®: il movimento che guarisce ::
Note: L’articolo è stato pubblicato nell’edizione del 6 dicembre 2002 nel trimestrale di medicina naturale “Salute è” allegato all’edizione “Aam Terra Nuova” n.30 dicembre 2002. La pubblicazione su questo sito mi è stata autorizzata dal curatore dell’intervista a Rolando, nonchè mio amico, Mimmo.
a cura di Mimmo Tringale
Rolando Toro Araneda, creatore del Sistema Biodanza®, è nato in Cile nel 1924. Psicologo e antropologo, ha insegnato fino al colpo di stato di Pinochet presso la facoltà di Estetica della Pontificia Università e la Scuola di Medicina dell’Università del Cile. Oggi, come presidente della Biocentric Foundation, dirige e coordina le attività della Biodanza in tutto il mondo dall’Europa all’America del Nord, dall’Africa al Giappone. Abbiamo intervistato Rolando Toro durante una delle sue numerose visite in Italia* per un seminario di formazione, organizzato dalla Scuola di Biodanza di Bologna.
In che modo, le tue esperienze professionali con i malati psichiatrici hanno influito nella ideazione della Biodanza®?
Nei primi anni dell’attività professionale, ho lavorato in campo sanitario, mi occupavo di antropologia medica. Il mio lavoro si svolgeva negli ospedali psichiatrici, dove dispensavo farmaci. Già allora, mi accorsi di come la musica e il movimento potevano svolgere un effetto terapeutico sui ricoverati e quindi cominciai a sperimentarne l’impiego. A trarne grande beneficio erano soprattutto coloro che soffrivano di depressione, i quali già dopo alcune sedute cambiavano completamente stato d’animo. In quegli anni non avevo ancora affinato la tecnica d’impiego della musica e quello che accadeva era che se da una parte, già dopo la prima sessione, sparivano le allucinazioni, dopo ogni incontro di Biodanza, si registrava costantemente un aumento dei casi di delirio. Più esattamente, mentre gli esercizi che stimolavano la vitalità, il ritmo e una certa euforia, determinavano una diminuzione delle manifestazioni di delirio e allucinazione. Gli esercizi che, al contrario, instillavano tranquillità e serenità le aumentavano, grazie all’induzione di un processo regressivo aumentavano tali manifestazioni. Dopo queste prime esperienze, mi fu chiaro che per evitare tali inconvenienti dovevo selezionare gruppi d’esercizi e brani musicali. Così, una volta strutturato il lavoro, cominciai a coinvolgere nel lavoro di Biodanza anche infermiere, medici e gli studenti di medicina. E piano piano, si diffuse spontaneamente in tutta l’Università.
A quanto tempo fa, risalgono queste esperienze?
Questi miei esperimenti si svilupparono per circa otto mesi. Poi dopo il golpe militare di Pinochet nel ‘73, persi tutte e quattro le cattedre che avevo all’Università e fui costretto ad espatriare prima in Argentina e poi in Brasile. E proprio in Brasile fui contattato da una coppia di italiani che mi invitarono a portare la Biodanza in Italia, dove ho lavorato per circa otto anni.
Può spiegare meglio su quali principi si basa la Biodanza®?
La Biodanza si basa sul Principio Biocentrico. Si può definire un sistema che concerne tutto ciò che è vivo e la vita umana in primo luogo. Pertanto interessa tutti: neonati, bambini, adolescenti, adulti e anziani. Interessa sia i malati, quanto le persone che godono di piena salute. Dico che la Biodanza interessa tutti, perché si tratta di un tipo di lavoro che va a stimolare il sistema regolatore nella sua totalità. Non si preoccupa di intervenire a livello del singolo organo o della singola patologia, ma va a migliorare nel complesso il funzionamento del sistema nervoso, del sistema immunitario e del sistema endocrino. Non è raro per chi soffre di cefalea, ulcera duodenale e altre tipici disturbi di natura psicosomatica, avvertire dei concreti miglioramenti con la pratica della Biodanza. Ovviamente a seconda delle condizione di salute e dell’età ci saranno tipi di esercizi differenti. La Biodanza che si fa con i bambini è diversa da quella che si fa con gli adulti, e gli esercizi indicati per gli individui sani sono diversi da quelli richiesti da persone che soffrono di una specifica patologia.
Più esattamente?
La Biodanza mira a stimolare cinque grandi potenzialità: la vitalità, da cui dipende il piacere di vivere; la sessualità, che stimola il desiderio di fusione, del piacere e dell’amore, inclusa la funzione genitale (sono frequenti i casi di miglioramento della fertilità, grazie all’azione positiva della Biodanza sul sistema endocrino); la creatività, cioè la capacità di portare novità nella propria esistenza, ma anche in campo artistico e più in generale nella vita professionale; l’affettività, intesa come capacità di comunicare a livello affettivo con il proprio partner, ma anche con tutte le persone con cui si ha un qualsiasi tipo di relazione (l’affettività è uno dei potenziali che affiora con maggior forza in seguito al lavoro con la Biodanza); la trascendenza, non nel senso della vita dopo la morte, quanto della trascendenza dell’ego (nel senso di darsi il permesso di entrare nell’anima dell’altro attraverso l’empatia).
Queste potenzialità sono stimolati in Biodanza grazie ad esercizi e brani musicali specifici. Per stimolare la gioia di vivere non si utilizza certo la marcia funebre di Beethoven, né con una marcia militare, così quando si lavora sull’affettività non si può certo utilizzare una musica violenta, ma saranno più indicati brani che evocano un’atmosfera romantica e affettiva.
Ma concretamente quali sono i vantaggi assicurati dalla Biodanza®?
Andando a stimolare le cinque potenzialità di cui parlavo prima, la Biodanza dona ad ognuno quello di cui necessita: allegria, creatività, affetto, tenerezza, trascendenza… sono bisogni fondamentali e universali. Ed è proprio nella capacità di stimolare queste potenzialità e di dare risposta a questi bisogni universali che risiede il segreto del successo della Biodanza nei diversi paesi del mondo. Un successo avvenuto, senza grande lavoro di promozione e pubblicità: dall’Europa, al Sud-America, dagli Stati Uniti fino al Giappone.
Puoi spiegare meglio il principio Biocentrico?
Principio Biocentrico è il fondamento della vita, il principio intorno al quale, per la Biodanza, ruota la vita: economia, politica, scienza, legge, educazione, medicina, tutto deve ruotare intorno alla. E questo fondamento si manifesta nell’uomo, attraverso l’istinto. Ma oggi si ha molta paura dell’istinto, la nostra cultura è contro l’istinto. Un esempio molto concreto di come la nostra cultura neghi l’istinto è la guerra. Coloro che vanno in guerra vanno contro l’istinto di conservazione, che è una delle forme più forti dell’istinto. Anche l’istinto di nido, di avere una casa, oggi si sta disgregando a causa del diffuso individualismo. Cos’ come l’istinto di solidarietà intraspecifico. Quella dell’uomo è l’unica specie che uccide i propri simili. Per spiegare meglio come si è arrivati a questa negazione dell’istinto, vale la pena fare un esempio. Quando un uomo sente una forte attrazione nei confronti di una donna, non è che le si lancia addosso. Quello che succede è che la corteccia celebrare suggerisce delle strategie, socialmente accettabili, per conquistarla. Così l’uomo cercherà di trovare il modo di conversare con la donna da cui si sente attratto, la inviterà a bere qualcosa, e così via. Tutti gli istinti possono essere modulati socialmente e molte volte questa modulazione è necessaria e auspicabile. Ma purtroppo nel tempo, questa capacità della corteccia celebrale di modulare gli istinti si è trasformata in repressione. Dove lavora la Biodanza è proprio qui, nel dare la giusto importanza agli istinti e nel restituire all’individuo la giusta misura della funzione di modulazione, superando la repressione.
Immagino che la Biodanza® si esprime in misura diversa nei vari paesi. Quali sono le principali diversità?
Ho già detto che la Biodanza lavora su bisogni universali. Al di là delle diversità culturali, razziali ed economiche tutti chiedono affetto, gioia, creatività, trascendenza. Da qualche anno la Biodanza si è diffusa anche in Giappone. Culturalmente i giapponesi sono abituati a tenere una certa distanza fisica, ora anche in Giappone, nelle scuole di Biodanza si possono vedere gruppi di quaranta, sessanta persone che si abbracciano senza problemi. In Messico, ho notato un altro tipo difficoltà. La gente è molto affettuosa, ma ha difficoltà a guardarsi negli occhi. Con la Biodanza siamo riusciti a superare anche questo tabù. In altri paesi, come per esempio in Cile, esiste una grande repressione sessuale. Quello che fa la Biodanza è superare le barriere per dare a ognuno la possibilità di manifestare la propria vitalità.
All’inizio dell’intervista hai accennato al lavoro con i bambini, puoi spiegare meglio in cosa consiste?
Si, un campo d’intervento molto interessante della Biodanza è l’educazione affettiva dei bambini. L’idea è che nel mondo di oggi vi sia molta aggressività: nei giochi, nelle strade, nelle città, nelle famiglie, nella scuola, nella società. Quest’aggressività ha creato nei secoli milioni di morti. Oggi si fanno tanti sforzi per eliminare la violenza e l’aggressività nella società. Molti paesi, come l’Italia, hanno addirittura scritto nella propria costituzione che ripudiano la guerra come risoluzione ai conflitti internazionale. Insomma tutti, almeno a parole, sono d’accordo per la pace, ma questo non sembra ridurre la violenza, nelle sue varie espressioni. Perché accade questo? A mio avviso, tutto ciò dipende dal fatto che il male è nell’individuo. E qui c’è un problema relativo all’evoluzione. L’evoluzione biologica richiede milioni di anni, quella culturale invece è rapidissima. La mia idea è che fino a quando non riusciremo a modificare alcuni meccanismi della psiche dell’intera specie umana, mettendo al centro di tutti i valori, il rispetto assoluto della vita, non ci sarà soluzione alla guerra e alle violenza quotidiana. Ecco perché diventa necessaria una metodologia in grado di riorganizzare la sfera dell’affettività. Sono convinto che solo quando riusciremo a modificare il modo di vivere l’affettività, si può arrivare alla pace. Dobbiamo rimparare a sentire rispetto per la vita dell’altro. L’educazione affettiva dei bambini punta proprio a questo obiettivo. Educare gli uomini del futuro ad avere rispetto per la vita, in tutte le sue espressioni.
a cura di Mimmo Tringale
Questo articolo è stato pubblicato il giovedì, 4 febbraio 2010 alle 17:10 e classificato in Biodanza®. È possibile seguire tutte le repliche a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. I commenti sono attualmente chiusi, ma puoi fare il trackback dal tuo sito.